By Published On: Febbraio 22nd, 2021Categories:

Per una questione cruciale, l’App Whatsapp non mette gli utenti nelle condizioni di controllare cosa si fa dei loro dati. Ed è un punto tutt’altro che secondario.

È tutt’altro che secondario il punto che ha fatto intervenire il Garante per la Protezione dei Dati Personali la policy Whatsapp in vigore dall’8 febbraio. Sappiamo che il Garante con un comunicato stampa del 14 gennaio, ha informato gli utenti di aver portato la questione innanzi all’EDPB (il comitato dei Garanti Europei – ex working party 29) per i doverosi approfondimenti.

In particolare, il Garante ritiene, che tanto i termini e condizioni, quanto l’informativa privacy siano poco chiari perché dalla loro lettura “non sia possibile, per gli utenti, evincere quali siano le modifiche introdotte, né comprendere chiaramente quali trattamenti di dati saranno in concreto effettuati dal servizio di messaggistica dopo l’8 febbraio”.
Perché se da un lato, all’utente medio, non è chiaro cosa sia stato modificato, dall’altro è altresì lampante che Whatsapp non richieda il consenso per passare i dati (abbiamo già visto che si tratta di tutte le categorie di dati che raccoglie) a Facebook ma lo faccia sulla base del legittimo interesse del quale a parere di chi scrive non rispetta i presupposti.
Ma non è solo questo; se anche Whatsapp rispettasse perfettamente il bilanciamento di interessi, l’utente, ha il diritto di autodeterminarsi in merito all’utilizzo dei propri dati proprio perché si è deciso unilateralmente che l’interesse di Facebook (rectius di Whatsapp ) sia più rilevante di quello degli utenti.
E’ doveroso quindi portare all’attenzione del comitato dei Garanti questa mutata situazione che impedisce (ripetendo ancora un volta le parole del Garante) la manifestazione di una volontà libera e consapevole.
Non è una questione di forma, ma di sostanza. Siamo alla base della normativa privacy: senza questa volontà libera non c’è controllo sui propri dati e quindi forza nei propri diritti, con uno squilibrio tutto a favore di chi i nostri dati li gestisce.

 

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